SISTEMA A PANNELLI PORTANTI

La tecnica costruttiva a pannelli portanti si può a tutti gli effetti considerare come l’evoluzione del sistema platform frame con il quale ha in comune le fasi costruttive. Determinata dalla progressiva industrializzazione del processo produttivo che ha permesso lo sviluppo delle tecniche di prefabbricazione, questa può spingersi fino al completo assemblaggio in fabbrica dei setti portanti completi di isolamento, rivestimenti interni ed esterni realizzati con diverse modalità e materiali.

Il sistema si basa in sostanza su un’ossatura portante preassemblata in fabbrica, luogo nel quale avviene la maggior parte delle manovre di montaggio: l’ossatura è costituita, come nel sistema platform frame, da montanti corti disposti a una distanza di 62,5 cm (misura che permette di minimizzare lo scarto dei materiali di rivestimento interno, generalmente costituito da pannelli di legno, cartongesso o fibra-gesso, che hanno mediamente larghezza di 125 cm, e da materiali isolanti usati come tamponamento degli spazi liberi tra i montanti) e da un rivestimento esterno realizzato con lastre la cui funzione portante è tutt’uno con quella di tamponamento e di controventamento delle spinte orizzontali. Questo sistema costruttivo veniva già utilizzato nel dopoguerra per edificare architetture di modeste dimensioni, ma ha avuto il suo maggiore sviluppo in Francia e nel nord Europa negli anni ’80. I moduli costruttivi possono esser utilizzati come pareti interne ed esterne, solai e strutture di copertura. Le differenze principali con l’originario sistema platform frame stanno nelle dimensioni maggiori di montanti e traversi che costituiscono il telaio interno dei pannelli; queste si rendono necessarie a sorreggere rivestimenti più pesanti in relazione alle peggiori condizioni climatiche; vengono inoltre eliminati gli elementi diagonali necessari a trasmettere gli sforzi orizzontali e sostituiti da tavole diagonali o pannelli in multistrato o in legno ricomposto.

Il funzionamento a lastra dei pannelli è il tratto peculiare del principio strutturale di questo sistema costruttivo: pareti esterne, solai e tramezze interne (superfici bidimensionali) interagiscono tridimensionalmente tramite adeguate connessioni, realizzando così geometrie spaziali che oppongono adeguata resistenza alle spinte orizzontali scaricate dagli elementi edilizi esterni ai solai e alle pareti ad essi collegati. Un’altra caratteristica specifica del sistema costruttivo a pannelli portanti sta nel fatto che non utilizza alcuna connessione di carpenteria tra gli elementi prefabbricati implicando una notevole facilità esecutiva: le connessioni sono realizzate generalmente da zeppe di legno duro e ferramenta metallica quali viti e bulloni, piastre, chiodi, angolari, ecc., e devono esser adeguatamente realizzate e ben protette perché da esse dipendono in gran parte il comportamento statico, l’isolamento termo-acustico, la protezione dagli agenti atmosferici e la resistenza al fuoco dell’intero edificio. Il rivestimento esterno dei pannelli può, come già accennato, essere realizzato con diverse modalità: legno disposto in tavole orizzontali posate su un’armatura verticale, oppure assito verticale su armatura orizzontale, opportunamente forata per permetterne l’aerazione. Oppure con pannelli preparati per accogliere l’intonaco; in caso di rivestimento con intonaco questo viene posato su uno strato di isolante che realizza un cappotto esterno oppure su contro-pareti in laterizio, è possibile inoltre pensare al rivestimento esterno tramite pareti ventilate in laterizio, che necessitano delle adeguate aperture alla base e in sommità per permettere la ventilazione della facciata.

Il livello di prefabbricazione del sistema può raggiungere gradi differenziati: dall’utilizzo di elementi lignei di misure standard montati in cantiere, all’utilizzo di pannelli assemblati completamente in fabbrica.

Un’ulteriore evoluzione si è raggiunta con la produzione di vere e proprie cellule tridimensionali che permettono la riduzione del prezzo grazie ai limitati costi di trasporto e montaggio: in questo sistema i moduli tridimensionali sono interamente assemblati in fabbrica e costituiti da tutti gli elementi edilizi di un edificio: solai, tramezzi, tamponamenti, impianti: generalmente vengono realizzate in fabbrica anche le finiture. Le cellule tridimensionali vengono poi assemblate tra loro in cantiere e vincolate ad una struttura di fondazione in c.a.

BALLON FRAME E PLATFORM FRAME

Possiamo considerare come evoluzioni delle tecniche tradizionali a montanti lunghi e a montanti corti i sistemi diffusi negli Stati Uniti denominati balloon frame e platform frame. Il sistema ballon frame si afferma intorno alla meta del XIX secolo (è del 1833 il primo edificio, una chiesa, realizzato con questa tecnica a Chicago) sostituendo i “vecchi” sistemi a telaio importati dall’Europa caratterizzati da travi, pilastri e controventi uniti tra loro da incastri talvolta anche molto complessi.

La penuria di carpentieri specializzati in grado di costruire strutture articolate, la diffusione di chiodi, bulloni, piastre metalliche a basso costo, resa possibile dall’industrializzazione del sistemi produttivi, unita alla necessità dei “pionieri” americani di erigere edifici in tempi brevi, autonomamente o con semplici squadre di montatori e quindi con tecniche elementari, sono gli elementi che hanno reso possibile la diffusione e il successo di questo sistema costruttivo.

Il sistema è caratterizzato da montanti e travetti di sezione ridotta, disposti a breve distanza e uniti tramite chiodi; i montanti sono continui per l’altezza di due piani (limite massimo di altezza dell’edificio); un corrente superiore sostiene l’ossatura del tetto, a lato dei montanti sono fissate le travi tramite chiodatura: i montanti e i travetti del solaio del piano terra poggiano su un corrente di fondazione. Il rivestimento è realizzato con tavole che assicurano l’irrigidimento e il consolidamento della costruzione; negli spazi vuoti tra i montanti viene inserito materiale isolante necessario a garantire l’adeguata protezione termica all’involucro edilizio, la controventatura è assicurata da aste inserite tra i montanti. E’ un sistema costruttivo basato sull’utilizzo di elementi di dimensioni standardizzate, prodotti industrialmente.

Il sistema platform frame (telaio orizzontale) si può considerare l’evoluzione del balloon frame. Il principio è quello per cui il telaio orizzontale del solaio costituisce la superficie di appoggio per gli steli intelaiati (alti un piano) delle pareti perimetrali, dei tramezzi e dei tavolati. Questo sistema costruttivo ha permesso di superare l’altezza di due piani tipica dei sistemi a montanti verticali continui, rendendo possibile la realizzazione di edifici alti fino a sei piani.

Le pareti e il tetto (la cui struttura è realizzata analogamente alle pareti verticali), possono essere costruiti in cantiere oppure prefabbricati e successivamente trasportati in cantiere, sollevati con un argano (visto il peso relativamente ridotto) e montati piano per piano. La struttura dei pannelli di parete è costituita da due correnti, uno posto sopra e uno al di sotto dei montanti verticali di sezione ridotta disposti con un interasse multiplo di 30 cm; i montanti vengono inchiodati di testa ai correnti.

La funzione di controventatura necessaria alla tenuta statica dell’edificio è realizzata dal rivestimento della parete oppure da traversi diagonali. Il rivestimento con funzione di irrigidimento può essere realizzato da tavole di legno posate orizzontalmente o diagonalmente, attualmente anche da pannelli di compensato, da pannellature OSB o da pannelli di fibre. Su questo primo rivestimento si procede con diverse tipologie di finitura, il rivestimento interno e di solito costituito da lastre di gesso che garantiscono una discreta protezione della struttura da eventuali incendi. Tutte le connessioni necessarie al montaggio degli edifici che adottano questa tecnica sono realizzate unicamente da chiodi, scarpe e squadrette metalliche, sul corrente di fondazione appoggiano solo i travetti del solaio al piano terra e nessun montante.

Che cos’è la “Bioedilizia”

Bioarchitettura, bioedilizia, edilizia ecologica, edilizia compatibile, edilizia sostenibile, ecoarchitettura sono tutti sinonimi e stanno a significare la possibilità di costruire un edificio limitando al massimo l’impatto che provoca sull’ambiente circostante e offrendo a chi lo abita una residenza senza arrecare danni, intesi come disturbi di vario genere fino a vere e proprie malattie fisiche o psichiche.

Per vivere nel rispetto dell’ambiente naturale e urbano che ci circonda ognuno di noi può, e deve, contribuire per la parte che gli compete.

Tutte le figure e le istituzioni sociali hanno un peso sul rapporto uomo-ambiente che, se viene sottovalutato, provoca i disastri ecologici cui siamo chiamati a rimediare. Proviamo a prevenirli.

Qual è il ruolo di ognuno di noi nel rapporto con l’ambiente?

Il settore urbanistico/edilizio, prima di arrivare al singolo utente della singola abitazione, ha delle figure istituzionali deputate alla programmazione e al controllo. Quindi Regioni, Province, Comuni hanno il dovere di attuare una corretta pianificazione territoriale e di dotarsi di strumenti idonei per la realizzazione di una seria politica di sostenibilità ambientale con relativi controlli. I professionisti incaricati di redigere i progetti dovranno avere la sensibilità e la conoscenza della materia che li metta in grado di eseguire proposte coerenti con il rispetto dell’ambiente. Infine il cittadino: colui che vive negli edifici, li fa funzionare e si preoccupa della loro manutenzione non è meno responsabile dei precedenti soggetti.

La costruzione di un edificio provoca sempre un danno all’ambiente: dove prima c’erano piante, animali, zone umide, boschi, adesso ci sono edifici che producono rifiuti, consumano energia, acqua, suolo e inquinano l’aria. Considerando che abbiamo bisogno di edifici per abitare, per lavorare (non possiamo tornare nelle caverne dei primitivi!) facciamo in modo di gravare il meno possibile sul già grave inquinamento ambientale.

Arch. Anna Rita Guarducci

X-Lam : Criteri di progettazione di edifici X-Lam in zona sismica

La tecnica delle costruzioni degli edifici X-Lam e la ricerca sul comportamento statico e sismico condotta soprattutto in Europa negli ultimi anni, consente ad oggi di stabilire delle regole di progettazione sia in campo statico che sismico.

Come spiegato in precedenza, un edificio X-Lam è sostanzialmente una struttura scatolare in cui le pareti e i solai sono formati da diaframmi costituiti da pannelli di legno massiccio collegati fra loro mediante collegamenti meccanici.

La concezione strutturale a scatola è quindi alla base della progettazione strutturale.

Nell’ipotesi di comportamento scatolare, quando l’edificio viene investito dall’azione sismica, questa viene trasferita dagli orizzontamenti, considerati rigidi nel loro piano, alle pareti di piano in funzione della loro rigidezza.

Le pareti saranno pertanto caricate da azioni orizzontali nel proprio piano e soggette, per effetto di queste ultime, ad azioni di scorrimento e sollevamento per le quali andranno verificati i corrispondenti elementi di collegamento.

La deformazione di un sistema parete realizzato con pannello di legno a strati incrociati fissato con unioni meccaniche è causata principalmente dalla deformazione delle unioni meccaniche che in genere può essere nell’ordine del centimetro, mentre la deformazione a taglio del pannello resta sotto il millimetro, quindi ai fini pratici si può schematizzare il pannello infinitamente rigido nel proprio piano collegato con unioni meccaniche deformabili.

Si può considerare la rigidezza di ciascuna parete proporzionale alla lunghezza della parete stessa se le connessioni, sia quelle verticali fra i singoli pannelli che compongono la parete che quelle fra pareti e solai, sono uniformemente distribuite lungo tutte le pareti a ciascun piano.

Le sollecitazioni sismiche agenti sui vari elementi strutturali possono essere calcolate per edifici rispondenti ai criteri di regolarità strutturale in pianta ed elevazione enunciati dalle Norme Tecniche per le Costruzioni, secondo un’analisi statica lineare considerando l’azione sismica agente nelle due direzioni principali ortogonali e assumendo il primo modo di vibrare dell’edificio come una distribuzione di spostamenti che aumentano in maniera lineare al crescere dell’altezza dell’edificio.

Allo scopo di garantire il comportamento scatolare dell’intero organismo strutturale è necessario che non intervengano prima cedimenti per perdita di geometria locale o globale, cioè la scatola strutturale non si apra ma resti connessa.

Perciò alcune connessioni fra i diversi elementi strutturali devono essere dotate di adeguate riserve di sovraresistenza in maniera tale da rimanere sempre in campo elastico evitando eccessive deformazioni, in modo da consentire, in accordo col criterio della gerarchia delle resistenze, agli elementi e alle connessioni a comportamento duttile di dissipare l’energia trasferita dal sisma. Queste sono:

▪ la connessione fra i pannelli del solaio in modo da assicurare la pressoché totale assenza di scorrimento relativo e garantire l’ipotesi di diaframma rigido;

▪ la connessione fra solaio e sottostante parete in modo che ad ogni piano ci sia un diaframma rigido al quale le pareti risultano rigidamente connesse e che quindi faccia da cintura al piano;

▪ la connessione verticale fra pareti che si intersecano fra loro, in particolare agli spigoli dell’edificio, in maniera che la stabilità delle pareti e dell’intera scatola strutturale risulti sempre garantita.

Gli elementi che invece sono devoluti alla dissipazione di energia attraverso un comportamento duttile e che pertanto vanno progettati, garantendo sufficienti riserve di resistenza, per le relative azioni di progetto sono:

▪ le connessioni verticali fra pannelli-parete;

▪ le connessioni a taglio alla base delle pareti (se opportunamente realizzati);

▪ le connessioni a sollevamento (hold-down) all’inizio ed alla fine di ciascuna parete ed in corrispondenza delle aperture.

In accordo con il criterio della gerarchia delle resistenze è necessario che questi elementi siano progettati per resistere alle azioni sismiche di competenza, senza effettuare sovradimensionamenti. È quindi importante che la resistenza alle azioni orizzontali sia maggiore ai piani bassi e diminuisca ai piani alti proporzionalmente alla variazione in altezza al taglio di piano. In altre parole bisogna progettare in modo che, in linea teorica, a tutti i piani le unioni meccaniche si plasticizzino contemporaneamente.

Questi aspetto è importante sia al fine di garantire il necessario livello di duttilità e di dissipazione all’intero organismo strutturale, sia al fine di evitare sovradimensionamento di queste connessioni rispetto a quelle devolute al mantenimento del comportamento scatolare e che per questo motivo devono garantire una maggiore resistenza.

X-Lam : Modalità e tipologie di connessione

Prima di analizzare il comportamento sismico di questa tipologia di edifici occorre esaminare in dettaglio il processo costruttivo e le modalità di collegamento fra i vari componenti strutturali.

Le strutture di fondazione vengono realizzate o con una platea o con travi rovesce in c.a. Se viene utilizzata una platea di fondazione è comunque buona norma realizzare sopra di essa un cordolo in c.a. oppure in legno di specie durabile, di altezza massima pari a 100-120 mm, per evitare il contatto diretto delle pareti di legno con la platea stessa. Il cordolo può essere evitato se le strutture di fondazione fuoriescono dal livello del terreno. In tutti i casi tra la struttura di legno e la fondazione va interposto uno strato di guaina bituminosa per evitare le trappole di umidità.

Il collegamento del piano terra alle fondazioni deve svolgere una duplice funzione:

impedire che per effetto delle azioni orizzontali (vento o sisma), agenti nel piano stesso della parete e in generale su tutto l’edificio si possa verificare sia il ribaltamento che lo scorrimento rispetto alle fondazioni. Il ribaltamento viene solitamente contrastato con delle piastre angolari allungate, dette comunemente hold-down.

Gli hold-down vengono collegati alle pareti con chiodi o viti alle fondazioni in calcestruzzo con barre filettate in acciaio inserite in fori sigillati con malta cementizia o epossidica. Devono essere posizionati in corrispondenza dei limiti estremi delle pareti e in prossimità delle aperture. I chiodi (meglio se ad aderenza migliorata) e le viti di collegamento alla parete hanno diametri variabili di 3 ai 6 mm e le barre filettate dai 12 ai 18 mm a seconda del tipo di hold-down e dei carichi in gioco.

Lo scorrimento invece può essere contrastato in vari modi, a seconda del metodo di collegamento delle pareti alle fondazioni. Nel caso di presenza di cordolo in legno, deve essere previsto un doppio collegamento del cordolo di legno alle fondazioni, realizzato sempre con barre filettate, e della parete al cordolo in legno, garantito con viti auto-foranti inserite inclinate sui due lati della parete.

Nel caso invece di parete collegata direttamente al cordolo di fondazione solitamente si prevedono delle staffe angolari di acciaio collegate con chiodi o viti alle pareti e sempre con tirafondi in acciaio alle fondazioni.

Per quanto riguarda le pareti, se per esigenze di trasporto e facilità di maneggevolezza e montaggio, vengono suddivise in pannelli di larghezze variabili, sono collegate tra loro con la realizzazione di giunti verticali. Questi vengono solitamente eseguiti con l’interposizione di una striscia di pannello multistrato a base di legno inserita in apposite fresature internamente alla parete o su una sua faccia. Talvolta viene anche realizzato un giunto a mezzo legno a tutta altezza. Il collegamento avviene sempre mediante l’inserimento di viti auto-foranti o chiodi di diametro variabile in funzione dei carichi.

La sperimentazione scientifica finora effettuata ha dimostrato che edifici realizzati on pareti composte da più pannelli di larghezza massima fino a 3 m e collegati verticalmente con giunti meccanici, se progettati nel pieno rispetto del criterio della gerarchia delle resistenze, dimostrano un livello di duttilità maggiore rispetto a edifici formati da pareti intere e quindi una maggiore capacità dissipativa dell’energia trasferita dal sisma.

Il collegamento fra pareti ortogonali avviene sempre mediante l’inserimento di viti auto-foranti. Occorre fare attenzione nell’inserimento delle viti ad intercettare gli strati del pannello con direzione della fibratura verticale, diversamente, l’unione diventa totalmente inefficace. La cosa migliore è realizzare il collegamento con la vite infissa con asse leggermente inclinato rispetto alla direzione del piano della parete in modo da essere assolutamente sicuri di andare a intercettare gli strati di tavole a fibratura ortogonale.

Una volta montate le pareti del piano terra è possibile posare il primo solaio.

Anche per il solaio si preferisce il montaggio a pannelli, collegati fra loro con le stesse tecniche utilizzate per le pareti.

Una volta realizzato il primo solaio, il processo costruttivo si ripete: ossia il primo solaio fa da piattaforma per la realizzazione dei piani successivi. Le pareti del primo piano devono essere collegate al solaio sottostante sempre con mezzi di collegamento meccanico (piastre metalliche angolari, chiodi e viti) di presidio al sollevamento e allo scorrimento, con le stesse modalità del collegamento alle fondazioni. In alternativa agli hold-down possono essere utilizzate delle più pratiche bande forate da collegare esternamente alla parete esterna con chiodi sia alla parete del piano inferiore che a quella del piano superiore, come mostrato nelle figure.

La copertura può essere realizzata a pannelli oppure con metodo tradizionale, ovvero con travi principali, secondarie e sovrastante un tavolato a doppio strato incrociato o pannello a base di legno.

X-Lam : L’analisi della struttura e l’azione sismica

L’analisi della struttura tridimensionale composta da pannelli X-Lam può apparire complessa e impegnativa, in particolar modo a causa dell’effetto strutturale delle superfici che compongono la struttura portante. Trattandosi però, nella maggior parte dei casi, di elementi di parete e di soletta collegati fra loro senza giunti rigidi a flessione, la prima analisi della struttura può praticamente sempre essere eseguita scomponendo la struttura nelle sue diverse componenti, in modo da poter considerare i singoli elementi in modo indipendente. Questo modo di procedere, evidentemente non è però adatto all’analisi dettagliata della struttura, necessaria ad esempio per definire il comportamento in caso di azione sismica o per determinarne le deformazioni effettive e in modo preciso.

L’approfondimento del comportamento degli edifici X-Lam in caso di azione sismica è stato ed è tuttora oggetto di studi scientifici, che possono senza dubbio essere integrati, in modo appropriato nella considerazione dell’azione sismica sulla costruzione, nella valutazione delle sollecitazioni che si instaurano e nella valutazione della sicurezza sismica.

Le strutture formate da elementi X-Lam collegati tra loro con connettori meccanici sono considerate dalla classificazione NTC come strutture con capacità dissipativa e quindi a tutti gli effetti applicabili anche in zone ad alto rischio sismico e, inoltre, non soggette alla limitazione di altezza.

Gli edifici X-Lam possiedono tutte le caratteristiche che rendono le strutture in legno particolarmente adatte a resistere alle azioni sismiche.

A differenza delle azioni verticali che possono interessare solamente una porzione della struttura e alcuni elementi costruttivi, l’azione sismica è un’azione orizzontale che coinvolge la struttura nel suo insieme e pertanto l’efficacia dei collegamenti fra le diverse porzioni di struttura, in tutte le posizioni, è particolarmente importante e deve essere effettiva sia a trazione che a compressione.

In seguitosi riportano le caratteristiche del sistema costruttivo e del comportamento sismico dell’X-Lam.

Dal punto di vista del comportamento sismico, un edificio X-Lam è sostanzialmente assimilabile a una struttura scatolare in cui le pareti e i solai sono formati da diaframmi costituiti da pannelli di legno massiccio molto rigidi e resistenti, collegati fra loro mediante collegamenti meccanici.

X-Lam : Caratteristiche fisiche

Il legno è notoriamente soggetto a ritiro e rigonfiamento in funzione della riduzione o dell’aumento del suo contenuto di acqua. L’intensità del fenomeno dipende dalla direzione del materiale che si considera ed è proporzionale alla variazione del contenuto in acqua del legno, espresso in % della massa, che è indicato con il simbolo u. In caso di ritiro, si arriva molto facilmente alla fessurazione del legno, che è sempre parallela alla fibratura.

I pannelli X-Lam sono prodotti tramite incollatura di più tavole, e devono quindi trovarsi, al momento della produzione, in condizioni di u = 12%, cui si aggiungono le tolleranze di misura. Come tutti gli elementi di legno, anche i pannelli X-Lam sono sottoposti alle variazioni di u dettate dalle variazioni delle condizioni climatiche in cui si trovano. L’incollatura strutturale dei diversi strati di tavole permette però di ridurre di molto le deformazioni dovute alle variazioni di umidità del legno.

La variazione dell’umidità del legno provoca nel pannello X-Lam una variazione della dimensione del legno differente nei vari strati, in dipendenza dell’orientazione degli stessi. Considerando il fenomeno in una sola direzione del piano del pannello si ottiene una variazione praticamente trascurabile degli strati longitudinali e una variazione più marcata degli strati trasversali. L’incollatura fra i diversi strati impone, di fatto, la medesima deformazione, o la medesima variazione della lunghezza di tutti gli strati. Tutto ciò provoca sollecitazioni interne, dovute all’interazione fra i diversi strati e al loro diverso comportamento. La differenza di modulo E fra gli strati longitudinali e trasversali definisce l’ampiezza della deformazione e delle sollecitazioni allo stato di equilibrio meccanico fra i diversi strati di tavole.

Ricordando che la differenza fra il modulo E nella direzione longitudinale e nella direzione trasversale presenta un rapporto di circa 30:1, è facilmente comprensibile che la maggiore deformazione degli strati trasversali sia praticamente completamente impedita da quelli longitudinali e che il comportamento dell’intero pannello, nelle due direzioni del proprio piano, sia molto simile a quello del legno nella direzione longitudinale.

I pannelli X-Lam sono ammessi all’uso nelle classi di servizio 1 e 2, cioè in condizioni climatiche che non permettano l’aumento del valore di u oltre il 20%: il loro uso è quindi limitato alle situazioni che non ne compromettono la durabilità, o in condizioni da escludere ogni fenomeno di degrado biologico. Si ricorda che la classe di servizio 1 corrisponde agli ambienti interni e riscaldati, mentre la classe di servizio 2 corrisponde agli ambienti esterni, ma escludendo sia il contatto diretto con l’acqua che l’esposizione diretta alle intemperie.

In conclusione si può affermare che i pannelli X-Lam presentano una stabilità dimensionale praticamente completa e totale per quanto concerne le dimensioni nel loro piano. Ciò permette l’uso di pannelli di dimensioni elevate senza conseguenze o pregiudizi per gli altri elementi costruttivi.

Sul lato dello spessore del pannello, invece, il materiale assume la direzione perpendicolare alla fibratura in tutti gli strati.

I SISTEMI SOLARI PASSIVI : alcune considerazioni fondamentali sul sole e sul calore

TECNOLOGIE TRADIZIONALI E ARCHITETTURA SOLARE

Esiste una semplice alternativa ai sistemi di riscaldamento e di condizionamento tradizionalmente usati negli edifici: la tecnologia dei sistemi solari passivi. Essa considera l’edificio come un tutto unico nel quale i singoli elementi (murature esterne e interne, copertura e solai, finestre) collaborano al raggiungimento del comfort termico e del benessere degli abitanti, sfruttando la fonte di energia gratuita per eccellenza: il sole.

E per ottenere questi risultati non sono necessarie impegnative opere di impiantistica o chissà cos’altro, basta semplicemente costruire l’edificio con materiali adatti, ben disporlo rispetto ai punti cardinali e studiare con attenzione la distribuzione degli spazi interni. Abitualmente per climatizzare gli edifici (riscaldamento invernale e condizionamento estivo) si usano sistemi di tipo meccanico, nei quali un fluido riscaldato o refrigerato viene fatto forzatamente circolare in condotti di distribuzione fino a corpi radianti o emissivi; in questo approccio, che può essere definito di tipo conservativo, l’involucro dell’edificio ha la funzione passiva di isolamento e protezione degli ambienti interni dall’esterno, ed il comfort termico viene raggiunto solo ed esclusivamente grazie al buon funzionamento dell’impianto.

Le finestre dovrebbero, in questa logica, essere permanentemente chiuse e sigillate, ostacolando la possibilità di garantire il necessario tasso di ricambio d’aria, e favorendo l’accumulo di sostanze volatili inquinanti provenienti dai materiali da costruzione e degli elementi di arredo e finitura e dai prodotti usati per l’igiene e la manutenzione della casa; da queste emissioni, in assenza di un adeguata grado di ventilazione che garantisca una accettabile qualità dell’aria, dipendono diverse sintomatologie di malessere, dalla irritazione delle mucose, alla secchezza della pelle, al mal di testa, fino a vere e proprie patologie che, in caso di lunga esposizione agli elementi inquinanti, possono degenerare in varie cause di mortalità.

Evidentemente, in tali condizioni, un minimo guasto agli impianti o anche solo l’interruzione dell’energia elettrica, può provocare in tempi relativamente brevi l’inabitabilità temporanea degli edifici. Pochissima o nessuna attenzione è prestata al carattere specifico ed alle oscillazioni climatiche locali, né alla conformazione geometrica ed all’orientamento dell’edificio, alla corretta posizione e dimensione delle pareti esterne trasparenti e opache, alla distribuzione degli ambienti interni.

I sistemi solari passivi, invece, considerano l’edificio come un tutto organico con il luogo nel quale esso sorge, con le sue condizioni climatiche, le caratteristiche vegetazionali e geologiche, con tutto ciò, in una parola, che ne costituisce il contesto. L’involucro della costruzione, anziché essere considerato solo come un semplice elemento di protezione, ha la funzione di mediare le condizioni climatiche esterne, in riferimento sia alle oscillazioni giornaliere che a quelle stagionali, e di sfruttarle al fine di portare gli ambienti interni al livello di benessere termico: in altre parole, l’edificio nel suo complesso è il sistema passivo.

In quest’ottica diventano fondamentali alcune scelte progettuali quali quelle relative al posizionamento ed all’orientamento del fabbricato nel lotto, alla distribuzione degli spazi interni, ai materiali da usare, alla forma e posizione delle superfici vetrate e delle murature, al tipo di copertura; e, ancora, alla progettazione degli spazi esterni, le pavimentazioni e le zone a verde, le alberature, eventuali specchi d’acqua, eccetera.

Tutto questo insieme di strategie e scelte genera costruzioni in grado di sfruttare il sole per riscaldarsi nei mesi invernali, e che dal sole riescono a proteggersi durante l’estate, con costi economici ed ambientali assolutamente ridotti e con un sistema che, semplice nella concezione e nell’uso, composto di poche parti mobili, richiede pochissima manutenzione; e, soprattutto, permette di realizzare edifici che hanno una fisionomia ed uno stile, logica e coerenza: in una parola, crea architettura.

E l’impianto di climatizzazione tradizionale? In questa filosofia progettuale esso non viene rifiutato, ma diventa uno strumento ausiliario da far entrare in funzione solo ed esclusivamente nei casi saltuari in cui le condizioni climatiche si allontanino dallo standard per intervalli di tempo sufficientemente lunghi, tanto da non permettere più al sistema edificio di adempiere in modo soddisfacente alla propria funzione.

In sintesi il progetto di sistemi solari passivi si basa sui seguenti concetti generali:
– la raccolta della radiazione solare;
– l’accumulo dell’energia solare;
– la distribuzione del calore solare;
– la luce naturale e il confort visivo.

ENERGIA GEOTERMICA: SCOPRIAMO LA FONTE PULITA E LE SUE GRANDI POTENZIALITÀ

La forza termica del pianeta è ben nota ma suo sfruttamento come fonte energetica stenta a sfondare nonostante ha potenzialità tali da spazzare via per sempre i combustibili fossili!

Vulcani, geyser e sorgenti termali hanno costituito nella storia una prova tangibile, agli occhi dell’uomo, del potere energetico custodito dal pianeta. Nei secoli scorsi sono esistite forme varie di sfruttamento di questo potenziale, ma solo nel secondo dopoguerra si sono sviluppate tecniche adatte a tramutarlo ed incanalarlo su scala maggiormente significativa. Nonostante i progressi tecnologici cui abbiamo assistito negli ultimi decenni però, l’energia geotermica costituisce oggi appena l’1% della produzione mondiale di energia.

Ma cos’è l’energia geotermica?

All’interno della Terra, sia della crosta che del mantello e del nucleo, il decadimento naturale di elementi radioattivi come l’uranio, il potassio ed il torio, rilascia energia termica che si manifesta, appunto, nel calore. L’energia geotermica è appunto lo sfruttamento di questa fonte potenzialmente inesauribile. In ogni parte della superficie terrestre, proprio come conseguenza di quel processo che abbiamo appena descritto, esiste un flusso di calore che si trasmette per conduzione attraverso la crosta terrestre. Il suolo su cui svolgiamo le nostre attività quotidiane, tra i 20 ed i 100 metri di profondità, mantiene una temperatura costante di circa 14°C indipendentemente dagli sbalzi di temperatura dovuti al variare delle stagioni o a fenomeni naturali eccezionali.

Come funziona un impianto geotermico domestico?

La principale applicazione ad uso domestico derivante dall’utilizzo dell’energia geotermica è relativo al riscaldamento e condizionamento delle abitazioni. In questo caso la Terra può funzionare, allo stesso tempo, da sorgente di calore e da “pozzo”. Tutto ciò attraverso una pompa di calore per quella che viene definita “geotermia a bassa entalpia”. Lo scambio di calore con il sottosuolo può avvenire in tre modi:

  • scambio diretto, dove il circuito della pompa di calore è a diretto contatto con il sottosuolo;
  • impianti a circuito chiuso, dove la pompa di calore effettua lo scambio termico col suolo indirettamente, a mezzo di un circuito idraulico nel quale scorre un fluido termovettore;
  • impianti a circuito aperto, nei quali viene prelevata acqua di falda sulla quale viene effettuato lo scambio termico.

Bisogna qui sottolineare che la pompa di calore, cuore del sistema, viene comunque attivata tramite energia elettrica, ma il risparmio del riscaldamento/raffreddamento dell’abitazione tramite questo sistema costituisce un grande risparmio immediato, in termini di emissioni, ed economico nel lungo periodo.

Potenzialità dell’energia geotermica

I benefici di un ricorso massiccio ed esteso all’energia geotermica sono apparentemente vastissimi.

Uno studio del MIT afferma che, con le attuali tecnologie a nostra disposizione, sarebbe possibile sfruttare circa 2000 ZJ sui 12.600.000 ZJ “custoditi” nel nostro pianeta.

Il consumo energetico globale corrisponde attualmente a 0,5 ZJ all’anno. Si capisce così, molto semplicemente, che, al netto di qualsiasi innovazione tecnologica, si potrebbe soddisfare il fabbisogno energetico dell’intero pianeta per i prossimi 4000 anni facendo ricorso ad una fonte, abbiamo visto, sostanzialmente pulita.  

 Se fino ad ora si è preferito fare ricorso a risorse concentrate ed apparentemente a basso costo (carbone, gas e petrolio), investire sulla geotermia significherebbe non solo abbattere fortemente le emissioni climalteranti ma permetterebbe di avviare un processo finalmente democratico della gestione energetica.

Investendo su forme di produzione di energia che non dipendono da fonti ben localizzate geograficamente, ma disponibili in egual misura su tutto il pianeta significa modificare in maniera indelebile il sistema di equilibri geopolitici che si sono cristallizzati nel corso degli ultimi cinquant’anni proprio intorno a ricchezze nelle mani di pochi.

fonte : www.yeslife.it